La Battaglia di Pradis
Quando la grande storia attraversò la Val d'Arzino
Testi di Pietro Gerometta - Ed. Comune di Vito d'Asio 2014
Il volume (72 pagg.) è disponibile presso l'Ufficio Turistico del Comune di Vito d'Asio

Colpi di cannone alle pendici del Monte Pala
Dopo gli anni di guerra caratterizzati dalle sanguinose battaglie sul Carso, spesso inutili, a volte ordinate per soddisfare i capricci degli ufficiali che, con fredda superficialità, mandavano a morire la gioventù dell’Europa, l’ improvvisa chiusura del fronte russo, unita alla superficialità e all’incoscienza degli alti comandi italiani, creò le premesse di quella grande tragedia tutta italiana che si chiamò Caporetto.
L'offensiva, lanciata dagli Imperi Centrali, trovò gli alti comandi italiani colpevolmente superficiali ed impreparati, e fu tragedia. Naturalmente tutto il peso di quella immane catastrofe si abbatté sulla parte più debole e umile dei protagonisti, i soldati, e dovettero passare anni prima che la storia potesse attribuire le giuste responsabilità, restituendo a essi il giusto riconoscimento e onore.
In quel fine ottobre 1917, la 36^ e la 63^ Divisione, ridiscendevano la Val d’Arzino in una ritirata ordinata ma priva delle necessarie e indispensabili comunicazioni, con i due comandanti, Rocca e Taranto, schiacciati da dubbi e indecisioni.
Quando, con colpevole ritardo, decisero di prendere la via di Clauzetto per proseguire la ritirata, trovarono sulle alture di Pradis l’intera Deuche Jäger Division che nel frattempo aveva passato il Tagliamento in piena a Cornino e si era velocemente gettata all’inseguimento dell’esercito italiano in rotta.
Fu così che a Pradis, per tre giorni, discese l’apocalisse, si manifestarono tutti i sentimenti che regolano la vita di un uomo: eroismo, gloria, disperazione, paura, dolore, morte. Quando le armi tacquero si contarono quasi quattrocento morti.
Qui di seguito una breve sintesi sulle vicende militari che contraddistinsero quell’epico scontro.
Le vicende militari
Frammenti di vita degli eroi di Pradis
Sono gli uomini che scrivono la storia, e a volte la storia richiede loro il sacrificio più alto.
Malgrado ciò, per la maggior parte di loro, non c’è posto in libri e annali: il loro ricordo resta vivo solo all’interno delle loro famiglie e va affievolendosi con il lento trascorrere delle generazioni.
Cento anni fa, quel tragico evento che fu la Grande Guerra incendiò il mondo arrivando a lambire anche gli angoli più remoti dell’Europa. Nella beffarda casualità del destino, anche le anguste valli di Pielungo e Pradis vennero coinvolte, e anzi furono protagoniste di una gloriosa pagina di morte, eroismo e sacrificio. Uno scontro sanguinoso che vide protagonisti molti friulani di queste zone che si trovarono a combattere per la loro terra sulla loro terra. Incroci di destini, storie di ordinario eroismo finora mai raccontate. Ci fu chi morì tra le braccia della propria madre, ci fu chi venne fatto prigioniero e, incolonnato, dovette passare davanti alla porta di casa mentre camminava verso l’ignoto. Ci furono religiosi e civili che, loro malgrado, furono coinvolti.
Nei lunghi anni trascorsi da quei fatti epici, figli ormai anziani, nipoti, giornalisti e storici, hanno reso pubblici stralci di diari e articoli che narrano le gesta dei loro cari durante quei tragici eventi. In questa pubblicazione abbiamo raccolto le testimonianze di alcuni di questi eroi sconosciuti, e per ognuno di loro abbiamo voluto riportare solo quanto è stato direttamente raccontato sulle loro vicende dalle varie fonti che abbiamo raccolto, senza commenti o aggiunte a margine.
I ricordi di pochi per rendere omaggio a tanti, un’intera generazione che nel nome di alti ideali pagò alla storia l’enorme prezzo di venti milioni di vite spezzate.
Sergente maggiore Pietro Blarasin
Caporale Antonio Lanfrit
Soldato Pietro Missana
Sottotenente Gaetano Rivani
Sottotenente Davide Zannier
Don Giovanni Boria
Generale Francesco Rocca
Gli alpini di Peonis (fatti prigionieri nella zona di Pielungo)
Maggiore Konrad Von Stülpnagel
Alpino Luigi Missoni
Sottotenente Marco Bernardi
Sig. Antonio Marin
Tenente Marco Bergamini
Sottotenente Vittorio Rabajoli
Caporale Johannes Templiner
Motivazione delle decorazioni
Le testimonianze dei civili(raccolte da Giuliano Cescutti)
Breve rassegna stampa dei giornali d'epoca
La conclusione vittoriosa della 1ª Guerra Mondiale da parte dell’Italia venne utilizzata in modo trionfalistico dal nascente partito Fascista. Una esaltazione e una retorica che verranno pagate a caro prezzo nella seconda guerra mondiale.
In questo clima, i luoghi dove si svolsero gli scontri di Pradis rappresentano uno scenario unico dove per lunghi anni verranno esaltate le doti guerriere del popolo Italiano.
Nel 1920 venne costruito un Grande Cimitero di Guerra nella Val d’Orton, dove vennero inumate tutte le salme fino ad allora disperse sui vari colli di Pielungo.
Le varie cerimonie erano seguite dalla stampa che, con dovizia di particolari, descriveva la cronaca corrente, con profonde e particolareggiate incursioni nella cronaca passata.
In questo breve capitolo si possono leggere alcuni articoli d’epoca dove tra le altre cose vengono ricostruiti i tragici fatti della scontro di Pradis.